Jan Grue era appena diventato padre quando ereditò una scatola di cartelle clini­che della sua infanzia. Dopo una diagnosi di atrofia muscolare spinale all’età di tre anni, la serie di note dei dottori, le descrizioni cliniche e le storie mediche defini­vano il suo corpo come difettoso e il suo futuro cupo e limitato. Evocavano un’in­fanzia per nulla simile a quella dei suoi ricordi, e non riuscivano ad anticipare la sua esistenza attuale. Ripercorrendo periodi specifici della sua vita – dalla giovinezza con i genitori e la sorella in Norvegia ai suoi anni di studio a Berkeley, San Pietro­ burgo e Amsterdam e la sua vita attuale come accademico, marito e padre – Jan Grue intervalla riflessioni eleganti e sorprendenti sul mondo, le strutture sociali, la disabilità, la perdita, le relazioni, la genitorialità e il corpo con dettagli del suo pas­sato: una fidanzata che lo spinge attraverso l’aeroporto e lo dimentica accanto al ritiro bagagli; i compagni di scuola che formano una catena umana dietro la sua se­dia a rotelle sul ghiaccio in un giorno d’inverno; i suoi genitori che scrivono lettere disperate in cerca di cure adeguate per il figlio; il suo stesso figlioletto che gli sale in braccio mentre è seduto sulla sedia a rotelle, solo per saltare giù e scappare via troppo velocemente per essere preso. Nella narrazione Jan Grue si muove senza sforzo tra la sua storia e quelle degli altri, incorporando riflessioni sulla filosofia, il cinema, l’arte e l’opera di scrittori come Joan Didion e Michel Foucault. La mia vita come la vostra è la bellissima e innovativa ricerca di un linguaggio lette­rario che possa raccontare questa storia.