Vincitore del Premio Libriis, Il cliente Busken è il grande romanzo testamento di uno dei più importanti autori olandesi contemporanei, una denuncia feroce e a tratti spassosa contro la brutalità della vecchiaia e del decadimento fisico e mentale.

Il cliente Busken – cliente visto che nel sistema sanitario olandese non esistono più pazienti – è furioso. Furioso con la madre, furioso con il personale di Villa Ma­deleine, la casa di cura nella quale è ricoverato suo malgrado, furioso con gli altri pazienti. Dopo essersi ribellato a calci, urla e pugni a quello che per lui è l’interna­mento in una prigione, Busken si è chiuso in un silenzio ostinato e rabbioso, fin­gendo di essere sordo e muto in modo da poter ignorare il personale sanitario condiscendente che lo tratta come un bambino e gli toglie ogni privacy. Lui che, a suo dire, era un neurochirurgo, un latinista, un ingegnere robotico, o forse solo un impiegato dell’ufficio postale: non lo sapremo mai con certezza. «Sto perdendo la cognizione delle cose», ammette Busken. Ma penetrante, lucida e impietosa è l’attenzione con cui si guarda attorno, e dentro di lui le parole ribollono e commen­tano tutto quel che accade: dalle diagnosi della sua presunta demenza all’incontro con una giovane badante che accende la sua fantasia, dai preparativi per la grigliata che tanto deliziano gli altri pazienti al costante desiderio di una sigaretta. Sempre certo della sua superiorità, E. Busken intreccia mentalmente ricordi del suo passa­to e giudizi impietosi sui suoi contemporanei, osservazioni sul mondo e riflessioni sulla vecchiaia. Ultimo romanzo di uno dei maestri della letteratura olandese, ce­lebre narratore e feroce polemista, Il cliente Busken riporta alla mente la grande letteratura mondiale: il flusso di coscienza di Joyce, la polifonia di voci interiori di Proust, il motivo della sigaretta di Svevo, la misantropia del Kien di Canetti.