Intervista
«IL LUPO» DI SAŠA STANIŠIĆ VINCE IL DEUTSCHER JUGENDLITERATURPREIS 2024
Intervista
«IL LUPO» DI SAŠA STANIŠIĆ VINCE IL DEUTSCHER JUGENDLITERATURPREIS 2024
«Il lupo» di Saša Stanišić (trad. Claudia Valentini) ha vinto il Deutscher Jugendliteraturpreis 2024, il più importante premio tedesco per la letteratura dell’infanzia e tra i più prestigiosi in assoluto per la categoria. La cerimonia di premiazione si è svolta durante la Fiera del Libro di Francoforte. Di seguito vi riportiamo le dichiarazioni rilasciate da Saša Stanišić e da Regina Khen, autrice delle illustrazioni che arricchiscono il romanzo, alla giornalista Vivian Perkovic.
Vivian Perkovic: L’io narrante del libro non si limita a raccontare quello che sta vivendo nel campo estivo, ma riflette anche per tutto il tempo sul modo in cui questa storia andrebbe raccontata. Perché, Saša Stanišić, è stato così importante riflettere su questo aspetto in un libro per bambini?
Saša Stanišić: Il tema del libro è un tema che ci tocca tutti, ovvero quello del bullismo. E ho cercato di scegliere la prospettiva di qualcuno che di per sé disporrebbe della lingua e delle parole adatte a descrivere quello che vede. E quello che vede è che per un suo compagno la vita a scuola è diventata un inferno per colpa degli altri. Il protagonista ha le capacità linguistiche e cognitive necessarie per esprimere tutto questo, perché è un ragazzino sveglio, intelligente, attento e anche spiritoso. Ma allo stesso tempo quando si rende conto delle dinamiche di potere e della prepotenza che i compagni esercitano nei confronti del suo compagno, non è più in grado neppure lui di trovare le parole.
E quando si scrive un libro che affronta una tematica così importante per la nostra società, si vuole naturalmente provare a incoraggiare i lettori e le lettrici a trovare le parole e il coraggio per raccontare ciò a cui si è assistito. E la mia speranza – anzi la nostra speranza – era proprio mostrare che è possibile trovare il coraggio di parlare quando si assiste a un’ingiustizia come questa, trovare il coraggio di dire: “Ehi, il mio amico non sta bene perché sta subendo del bullismo. Perché c’è qualcuno che gli rende la vita impossibile.” Per fare questo avevo bisogno di un narratore molto eloquente che si ritrova però ad aver paura di dare voce a una cosa così importante. E questa del resto è una cosa frequente. È capitato spesso anche a me di assistere a qualcosa e di decidere di non dire nulla per paura di rimanere coinvolto. La mia speranza, quindi, era proprio questa: creare un personaggio con cui mostrare ai lettori e alle lettrici che invece è sempre possibile denunciare un’ingiustizia quando capita di assistervi.
Vivian Perkovic: Ed è proprio su questo piano, ovvero sul piano della riflessione metanarrativa stessa, che si trova lo spazio ideale per ragionare sui conflitti e pensare: “Forza, dai, coraggio, intervieni, fai qualcosa!” Ed è interessante vedere quanto il protagonista si arrovelli su questa sua incapacità di agire, quanto si renda conto di dover intervenire, ma non ne trovi il coraggio.
Saša Stanišić: Sì, esatto, sa perfettamente che cosa andrebbe fatto, eppure esita.
Vivian Perkovic: Regina Kehn, per il libro ha scelto i colori nero e giallo. Come mai? Li si vede già a partire dalla copertina e accompagnano la storia per tutte le pagine. Davvero un lusso, avere immagini a colori per tutto un libro intero.
Regina Kehn: Il giallo l’ho scelto per la sua duplicità di significato. Da un lato ci troviamo in estate in un campo estivo, quindi rappresenta il calore, la luce. Ma il giallo ha anche una componente velenosa, diciamo così. Insieme al nero ci fa subito pensare al simbolo dei rifiuti radioattivi.
Vivian Perkovic: O anche alle vespe fastidiose, un altro dei temi del libro!
Regina Kehn: Esatto. E per questo, quindi, ci è venuto spontaneo scegliere questa combinazione di colori.
La traduzione dell'intervista è a cura di Claudia Valentini.
Vivian Perkovic: L’io narrante del libro non si limita a raccontare quello che sta vivendo nel campo estivo, ma riflette anche per tutto il tempo sul modo in cui questa storia andrebbe raccontata. Perché, Saša Stanišić, è stato così importante riflettere su questo aspetto in un libro per bambini?
Saša Stanišić: Il tema del libro è un tema che ci tocca tutti, ovvero quello del bullismo. E ho cercato di scegliere la prospettiva di qualcuno che di per sé disporrebbe della lingua e delle parole adatte a descrivere quello che vede. E quello che vede è che per un suo compagno la vita a scuola è diventata un inferno per colpa degli altri. Il protagonista ha le capacità linguistiche e cognitive necessarie per esprimere tutto questo, perché è un ragazzino sveglio, intelligente, attento e anche spiritoso. Ma allo stesso tempo quando si rende conto delle dinamiche di potere e della prepotenza che i compagni esercitano nei confronti del suo compagno, non è più in grado neppure lui di trovare le parole.
E quando si scrive un libro che affronta una tematica così importante per la nostra società, si vuole naturalmente provare a incoraggiare i lettori e le lettrici a trovare le parole e il coraggio per raccontare ciò a cui si è assistito. E la mia speranza – anzi la nostra speranza – era proprio mostrare che è possibile trovare il coraggio di parlare quando si assiste a un’ingiustizia come questa, trovare il coraggio di dire: “Ehi, il mio amico non sta bene perché sta subendo del bullismo. Perché c’è qualcuno che gli rende la vita impossibile.” Per fare questo avevo bisogno di un narratore molto eloquente che si ritrova però ad aver paura di dare voce a una cosa così importante. E questa del resto è una cosa frequente. È capitato spesso anche a me di assistere a qualcosa e di decidere di non dire nulla per paura di rimanere coinvolto. La mia speranza, quindi, era proprio questa: creare un personaggio con cui mostrare ai lettori e alle lettrici che invece è sempre possibile denunciare un’ingiustizia quando capita di assistervi.
Vivian Perkovic: Ed è proprio su questo piano, ovvero sul piano della riflessione metanarrativa stessa, che si trova lo spazio ideale per ragionare sui conflitti e pensare: “Forza, dai, coraggio, intervieni, fai qualcosa!” Ed è interessante vedere quanto il protagonista si arrovelli su questa sua incapacità di agire, quanto si renda conto di dover intervenire, ma non ne trovi il coraggio.
Saša Stanišić: Sì, esatto, sa perfettamente che cosa andrebbe fatto, eppure esita.
Vivian Perkovic: Regina Kehn, per il libro ha scelto i colori nero e giallo. Come mai? Li si vede già a partire dalla copertina e accompagnano la storia per tutte le pagine. Davvero un lusso, avere immagini a colori per tutto un libro intero.
Regina Kehn: Il giallo l’ho scelto per la sua duplicità di significato. Da un lato ci troviamo in estate in un campo estivo, quindi rappresenta il calore, la luce. Ma il giallo ha anche una componente velenosa, diciamo così. Insieme al nero ci fa subito pensare al simbolo dei rifiuti radioattivi.
Vivian Perkovic: O anche alle vespe fastidiose, un altro dei temi del libro!
Regina Kehn: Esatto. E per questo, quindi, ci è venuto spontaneo scegliere questa combinazione di colori.
La traduzione dell'intervista è a cura di Claudia Valentini.
Saša
Stanišić
Scheda autore →
Stanišić
Nato a Višegrad nel 1978 da madre bosniaca e padre serbo e rifugiatosi in Germania con la famiglia nel 1992, durante le guerre jugoslave, è oggi uno dei più noti e amati autori tedeschi per l’inventiva e la ricchezza poetica della sua scrittura. I suoi racconti e romanzi sono stati …