Approfondimento
Lo scrittore è anche personaggio
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Lo scrittore è anche personaggio
Melania Mazzucco recensisce «Nirvana» di Tommy Wieringa su Robinson, La Repubblica, il 2 novembre 2025.
È un gioco metaletterario quello dell'olandese Tommy Wieringa. Lui stesso indaga su un petroliere filonazista e sul nipote.«Anche se scrivo narrativa, faccio prima ricerche sui fatti. Spesso sono più interessanti di qualunque cosa io possa inventare». Così, fermando per strada Hugo Adema, il protagonista di «Nirvana» , gli spiega un cinquantenne con occhiaie profonde, «un tizio alto, con un berretto militare alla Fidel Castro», che ha l'impressione di conoscere. È infatti Tommy Wieringa, l'autore del romanzo stesso, che nella finzione, in passato, dopo una presentazione, aveva firmato una copia alla sua compagna, scrivendole nella dedica: «alla Musa di qualcuno». Wieringa dichiara subito di star facendo ricerche perché ha intenzione di scrivere sul nonno del protagonista, Willem Adema, geniale costruttore di piattaforme e navi colossali per estrarre dal mare petrolio e gas, imprenditore multimilionario appena festeggiato per aver compiuto un secolo di vita, che ha rinnovato in Olanda i fasti del secolo d'oro, ed è riuscito a mascherare e farsi condonare l'oscuro passato nazista. «Sono ossessionato dalla realtà», gli dirà poi. «I fatti concreti rendono credibile l'immaginazione». È una sorta di manifesto, nel quale Wieringa allude al fondamento storico del romanzo (ispirato a Pieter Schelte Heerema, realmente esistito, e alla sua famiglia): nei precedenti «La morte di Murat Idrissi» e «Questi sono i nomi», entrambi sul tema della migrazione, pur ispirandosi a eventi reali, sceglieva di muoversi nella finzione.
Siamo appena nel quarto capitolo e le barriere fra i diversi livelli narrativi s'infrangono: l'autore (che è anche il narratore) irrompe nella storia del personaggio, gli rivela che in passato le loro biografie si sono intrecciate e ne determina il successivo svolgimento. Ma dopo una parentesi di solidarietà, il personaggio si ribella e riesce a nascondere a Wieringa i documenti che va cercando e senza i quali non potrebbe scrivere il suo libro. Però noi lo leggiamo, ed è «Nirvana». Se restiamo nel patto di sospensione dell'incredulità che Wieringa ci propone, e che rimanda l'atto della scrittura di decenni, dobbiamo considerarlo un meteorite precipitato fra le nostre mani dal futuro.
La commistione dei livelli narrativi, tecnicamente detta "metalessi" (pur già sperimentata nella letteratura e nel teatro del Novecento), è l'aspetto più originale dell'ultimo romanzo dello scrittore nederlandese, ma non l'unico. «Nirvana» è infatti insieme la storia di un artista in crisi d'ispirazione (ossessionato da Marinetti, dalla triade fuoco-odio-velocità che il futurismo ha regalato al mondo), di un maschio bianco quarantenne annientato dall'abbandono della sua donna, dell'erede riluttante di un patrimonio fondato sui combustibili fossili e sul loro sfruttamento che ripugna alla sua coscienza democratica e ambientalista, di un fratello che rifiuta la deriva fascista e razzista del gemello identico, di un figlio che trova il coraggio di scegliersi un'altra madre, di un padre mancato che lo diventa in modo singolare, di un nipote che vuole scoprire la verità sul nonno e sulla sua famiglia. Il diario di Willem Adema, scritto negli anni dell'adesione al nazismo e della partecipazione alla guerra in Unione Sovietica con la divisa delle SS, gliela svelerà - ma è una verità sconcertante e inattesa. Può sembrare un intreccio spericolato, un gioco combinatorio: ma Wieringa lo conduce con divertita maestria e trascina il lettore dal tetto di una finca di Ibiza alle steppe ucraine, da una clinica per disabili a una galleria d'arte contemporanea, dove la Musa divenuta Fotografa si vendica, appropriandosi dei ricordi comuni della coppia e del corpo dell'Artista.
L'elemento che tiene insieme i piani temporali, la trama e l'ordito metaletterario è simbolico: il fuoco - inseparabile dall'uomo e senza il quale l'umanità è indifesa come il primo giorno. Coi bastoni ardenti ha scacciato i nemici dal suo territorio, con gli incendi ha purificato la terra per poterla coltivare, nei forni crematori e con le esplosioni nucleari ha incenerito i suoi simili. Ma "la macchina della combustione" gira a pieno regime: pur se sparito dallo spazio pubblico, racchiuso in luoghi dove non lo si sente e non lo si vede, il fuoco è «l'elemento attivo nel cuore di ogni oggetto», nel XXI secolo è inconcepibile un prodotto o un servizio alla base del quale non vi è il processo di combustione. Chiodi, pane, bitcoin e microchip... Sembra esserci una sola via per sottrarsi alla distruzione di mondi che ciò determina: Hugo Adema la apprende dai filosofi zazen e infine la imbocca. Dopo aver dipinto (ed esposto al Boijmans) il suo capolavoro, si disgiunge dal suo corpo e dalla sua epoca, votandosi alla meditazione e al più estremo ascetismo. Eppure, intorno al fuoco, «all'interno del cerchio di luce l'uomo diventa un pensatore e un narratore di storie», da lì nascono l'immaginazione e la filosofia. Facendosi narratore di questa storia radicalmente olandese - che però investe la storia dell'Europa e la civiltà occidentale - e scrivendo dal cerchio di luce del fuoco che sta bruciando il pianeta e scaricando la sua fuliggine nel futuro, Wieringa rivendica alla letteratura il diritto di pensare il mondo - e al romanzo, sempre più giudicato anacronistico e superfluo, un avvenire. L'epigrafe, tratta dai commentari agli insegnamenti di Buddha, ci insegna che «quando è spento, il fuoco» (della brama, dell'avversione, e dell'illusione) «è andato nel nirvana»: una condizione tutt'altro che sterile - che significa vita e potenzialità, e «la mente è libera di funzionare a pieno regime».