Approfondimento
Addio a Jacobsen, creatore della saga dei Barrøy
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Addio a Jacobsen, creatore della saga dei Barrøy
Alberto Fraccacreta su Avvenire di martedì 21 ottobre 2025 ricorda Roy Jacobsen (1954-2025)
Sabato 18 ottobre è morto a Oslo lo scrittore norvegese Roy Jacobsen, uno degli autori più apprezzati della letteratura scandinava contemporanea. Jacobsen – che avrebbe compiuto settantuno anni il prossimo 26 dicembre – ha esordito nel 1982 con le novelle di Fangeliv, mettendo a segno nell’arco di un quarantennio complessivamente venticinque opere (tra romanzi, saggi e raccolte di racconti), e raggiungendo una vasta ricezione in tutto il mondo (è stato tradotto in più di quaranta lingue), culminata con la selezione finale all’International Booker Prize nel 2017.Cresciuto a Årvoll, un quartiere di Oslo situato nella valle di Groruddalen, dopo un’adolescenza a dir poco turbolenta screziata di miti anarchici, Jacobsen trascorre lungo tempo nella fattoria di sua madre a Solfjellsjøen, nella contea settentrionale del Nordland: questi scenari incantati e la memoria profonda familiare influenzeranno i suoi successivi lavori, sempre nella considerazione di una prospettiva ambientale e nella ricerca di un rapporto equilibrato tra uomo e natura.
Prima di intraprendere la carriera letteraria, però, Jacobsen sbarca il lunario svolgendo diverse occupazioni: pescatore, falegname, manovale, insegnante. Nel 1989 ottiene il Premio della Critica norvegese e i romanzi Seierherrene (1991) e Frost (2003) sono nominati per l’onorificenza letteraria legata al Consiglio Nordico. In particolare, Seierherrene si configura come il salto decisivo in una fetta di lettori amplissima (oltre centomila le copie vendute): il libro racconta la storia di tre generazioni, a partire dall’Helgeland – la costa del nord della Norvegia– fino a Oslo.
Ma la sequenza di testi che ha dato vera fama allo scrittore ansloense è la cosiddetta “saga dei Barrøy” che comprende quattro romanzi: Gli invisibili (2013; tradotto da Ingrid Basso per Bompiani nel 2018, e poi da Maria Valeria D’Avino per Iperborea nel 2022); Mare bianco (2015; traduzione di Maria Valeria D’Avino, Iperborea 2023); Rigels øyne (2017); Bare en mor (2020). Barrøy è una delle tante isolette a sud delle Lofoten che ospita una famiglia dedita alla pesca e alle torbiere, una sorta di Malavoglia nordici, simbolo di un’epoca sul bilico dello smarrimento.
Negli Invisibili – compreso appunto nella short list dell’International Booker Prize – assistiamo, quasi à la Cormac McCarthy, al terribile splendore della natura aggredita dall’incipiente modernità. Mare bianco è invece ambientato nel 1944, protagonista è ancora Ingrid, ormai trentacinquenne, unica padrona dell’isola, mentre la Norvegia è occupata dai tedeschi. Tra secolari equilibri stravolti e incontri fiammeggianti, Ingrid è impegnata nella lenta, inossidabile ricomposizione di una comunità. «Uscì sotto la neve che cadeva lenta, rimase un po’ a contemplare le case, il fienile, i moli e la rimessa in riva al mare, con un’improvvisa meraviglia per tutto quello che l’aveva trattenuta sull’isola, che in verità non era niente. Tra poco la neve si sarebbe trasformata in pioggia e l’isola sarebbe diventata marrone come la scabbia e il mare grigio, se il vento non girava».
Animato da un realismo magico e dall’influenza della lingua rabdomantica di Knut Hamsun, Jacobsen ha messo a fuoco con lucidità le ambientazioni rurali della costa norvegese e le grandi trasformazioni sociali in atto nel secolo scorso. Un tratto distintivo è stata la sua capacità di partire dal basso, effigiando le vite quotidiane, la solidarietà della classe operaria, gli ambienti periferici (per i teorici del material ecocriticism molto importanti sono le sue descrizioni “porose” degli spazi liminali), le mutazioni meno visibili, in maniera approfondita e con grande sensibilità espressiva. La scrittura di Jacobsen è stata definita stilisticamente «konsis» (concisa), ma con una strutturazione sintattica che lascia spazio al lettore di riflettere grazie a vere e proprie interruzioni diegetiche nel testo. Autore anche di sceneggiature e libri per bambini, Jacobsen – come ha ricordato Lubna Jaffery, ministro della Cultura del governo Støre – «ha saputo cogliere l’essenza della storia norvegese».