Approfondimento
C'era una volta in Finlandia
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C'era una volta in Finlandia
Una recensione di Dario Pappalardo a "Fiabe finlandesi", pubblicata su Robinson - La Repubblica il 18 dicembre 2021
Legate le renne, suonate i kantele , accendete le saune. Preparatevi a un viaggio tra la neve e il ghiaccio. Ascoltate la saggezza degli animali parlanti, inoltratevi nel bosco, ma attenti agli incantesimi. Questa è la Finlandia delle fiabe, dove il regno della natura sa rispondere agli attacchi dell'uomo. Dove ogni lago ha un vetehinen, uno spirito che lo protegge. E sfidarlo potrebbe mettervi in pericolo. Questa è la Finlandia, dove le principesse non se ne stanno chiuse in una torre, in attesa di essere riscattate da un prode salvatore. Domandate al fabbro Ilmarinen. Chiedetegli quanto sia stato difficile sposare la figlia del re di Hiitola. Katrina, che la notte si trasforma pur di sfuggire al marito, avrebbe tanto da insegnare alla remissiva Cenerentola.E che dire della duchessa reale? Impossessatasi di una nave d'oro, lascia il suo promesso al gelo, maledicendolo, per giunta: «Per me puoi anche crepare su quest'isola, inutile servo di un contadino. Girerò la nave e me ne andrò a casa». Lui - va detto - troverà il modo di vendicarsi. Ma, intanto, la ragazza avrà mostrato di non essere disposta a vivere per sempre felice e contenta.
Se noi - purtroppo - siamo diventati anche un po' quello che ci hanno raccontato nelle storie della buonanotte, allora dovremmo tornare tutti bambini a Helsinki e dintorni. Chissà che non siamo ancora in tempo. Di certo, possiamo salvare gli adulti di domani. Iniziamo a leggergli queste leggende.
Il mondo della tradizione ugrofinnica fu trascritto nero su bianco da Eero Salmelainen (1830-1867) che, sulla scia dei tedeschi fratelli Grimm, intorno al 1850 fissò per sempre quei racconti che si tramandavano a voce da secoli.
Le Fiabe finlandesi pubblicate da Iperborea con le illustrazioni di Sonia Diab - è l'ottavo libro di una serie curata da Bruno Berni (dopo quelle lapponi, danesi, islandesi, svedesi, faroesi, norvegesi e groenlandesi) - attingono a questo materiale e si caratterizzano per la stessa spietata lucidità dei romanzi di Kari Hotakainen o dei film di Aki Kaurismäki. Ma anche per l'ironia sottile di una regione sconfinata, dove l'Europa incrocia la vicina Russia e il nord dell'Oriente e dell'Occidente si contaminano. È una terra dove il bene e il male non si distinguono in maniera netta. E le metamorfosi, almeno nelle fiabe, sono all'ordine del giorno: i confini tra il corpo umano e quello animale restano labili. Così i figli del re, di notte, volano sotto forma di cigni, come accade ai fratelli di Elisa nella storia di Andersen. La perfida Syőjätär, una strega "divoratrice", può tranquillamente far credere che la regina abbia partorito uccelli per screditarla agli occhi del sovrano e rapire i legittimi eredi al trono. I lupi non solo parlano, ma si ubriacano e cantano. Gli ermellini sanno difendersi dalle tagliole e, anzi, escogitano tremenda vendetta contro l'uomo che vuole cacciarli: lo sventurato finirà divorato dalle creature della foresta.
Come Pollicino o il gatto con gli stivali, a tutti tocca di superare prove impossibili con l'astuzia, più che con la forza. L'iniziazione alla vita passa come sempre attraverso il viaggio e il pericolo. Succede a tre fratelli poverissimi che scambiano la loro misera eredità con monete d'oro solo grazie alla loro intelligenza. O a Ceneraccio, che deve raggiungere tre case, vincere altrettante sfide ed evitare di cadere in pasto alle belve, prima di ottenere mezzo regno dal re. Un destino opposto viene riservato alle due sorellastre. L'una, accudendo tutti sulla sua strada - compreso il vecchio che le chiede di spidocchiarla - riceverà in cambio uno scrigno di tesori, segnalatole da uno stormo. L'altra, la figlia della ovviamente perfida matrigna, agirà in maniera contraria, meritando la punizione di una quercia antropomorfa che, con i rami, le strappa tutti i capelli.
Come tutte le fiabe, anche quelle finlandesi agiscono da vademecum all'inspiegabile avventura dell'esistenza. Ma rappresentano, al tempo stesso, la celebrazione della forza della nuda parola. Cantando le sue sillabe, il fabbro Ilmarinen genera isole in mezzo al mare, dove poter riposare. Che poi è quello che fa la letteratura: creare dal nulla. Ed è questa, alla fine, la vera magia.