Approfondimento

Venezia coltiva il futuro del mondo

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Venezia coltiva il futuro del mondo

Data: 10 Gennaio 2024

Maria Luisa Colledani racconta il numero di «The Passenger» dedicato a Venezia, in un articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore il 4 dicembre 2023.

Sapete tutto di Venezia. San Marco e la Marangona. Le Gallerie dell'Accademia e il Bellini a San Zaccaria. Il Festival e il Redentore. I cicchetti e le ombre. Ma non sapete forse che Venezia è maestra di futuro. La denatalità, la marea dei turisti, le questioni ambientali con cui la Serenissima fa i conti da anni parlano già di domani. Sono il domani di centinaia di città nel mondo, pur prive della bellezza austera della Laguna. Il nuovo numero di «The Passenger», proprio su Venezia, propone racconti, storie, spicchi di realtà che sono il futuro della città e di tanto mondo. Il progetto editoriale dedicato da Iperborea ai luoghi del mondo e costruito con taglio accattivante e sorprendente, è un entrare e uscire dalle bocche di porto della Laguna, è un surfare fra 'moecanti' (i pescatori di moeche), studenti e genti foreste. Ci sono racconti, infografiche, pezzi d'autore (Chiara Valerio, Marco Baravalle e Andrea Molesini), playlist e suggerimenti per la lettura, servizi fotografici eccentrici, e bellissimi. Più che una guida alla città - non è questo l'intento della collana «The Passenger» -, una guida del cuore, una guida fatta di particolari che diventano universale, alla ricerca dei sussulti delle acque, dei desideri degli uomini e delle donne. «The Passenger - Venezia» nello zaino, e si parte.

Se i turisti hanno un senso

La Laguna si è formata per una combinazione dei sedimenti portati dai fiumi (Tagliamento, Piave, Sile e altri che sfociavano in Adriatico) e spostati dalle correnti del mare: in mezzo il gioiello più bello, San Marco, le chiese e i palazzi che i turisti prendono d'assalto. Tiziano Scarpa sottolinea come i turisti giornalieri siano più numerosi dei residenti (50mila): è una «meta-Venezia». Lo spopolamento è stato verticale, a partire dagli anni 50, quando il sovraffollamento fece schizzare i prezzi delle case. Oggi la città è una fabbrica di pasti e notti che non si ferma mai, un lunapark del mordi-e-fuggi. Produce spazzatura da vendere. E il suo destino può essere «allevare turisti, come pesci attirati in Laguna: vale a dire allevare produttori di rifiuti. Seccare e triturare spazzatura, che diventerà il nuovo sale della terra! È questo ciò che dovrà fare la nostra città-azienda, è questo il suo futuro».

Dal Magistrato delle Acque al Mose

Di certo, dovrà guardarsi dalle acque, come ha fatto per tutta la sua storia. Ora c'è il Mose a proteggerla ma quanto impegno, quanto acume, quanta scienza - come spiega la ricostruzione di Alessandro Marzo Magno - nella gestione delle acque e nella tutela del territorio. Il 7 agosto 1501 nasceva il Magistrato delle Acque, i migliori ingegneri venivano assoldati dalla Serenissima per opere idrauliche ciclopiche e avveniristiche, fiumi deviati, canali, dighe foranee ai lati delle tre bocche di porto: «Un tempo il nemico della Laguna era la terra e i veneziani la difendevano dall'acqua dolce. Oggi il nemico è il mare e ci si difende dall'acqua salata. Un totale e assoluto rovesciamento di fronte che ha allontanato senza rimedio Venezia dall'ambiente che l'ha generata: il Mare Adriatico».

Anche il petrolchimico ha cambiato volto per sempre alla Laguna. Costruito un secolo fa, oggi è in abbandono e il racconto di Gianfranco Bettin è un monito struggente: «Ci si affaccia ogni tanto su spazi tornati bradi, savane dove il vento salso di mare e laguna soffia e raccoglie umori guasti, vetrificati, dalla terra incarbonita e inacidita e dove, tuttavia, cresce un'erba tenace».

A pesca con i moecanti

Resiste da più di 1600 Venezia come i moecanti, i pescatori di moeche (i granchi in fase di muta). Vivono al tempo delle maree, fatiche indicibili e pochi denari. Ma conta la tradizione, cibo popolare un tempo, oggi piatto raro e costoso e il racconto di Diletta Sereni è un docufilm in presa diretta in cui Emiliano e Paolo sono esploratori di un luogo in perenne transizione: «Intorno a loro la marea continua a pulsare, i granchi cambiano pelle. Forse quello che noi chiamiamo fine per la Laguna è solo una delicata irrequietezza».

Fra le pagine di «The Passenger - Venezia», un giorno di fine estate al Lido con Gianni Montieri o fra i bangladesi, gli stranieri più numerosi, che qui ritrovano un luogo sul mare, che dal mare dipende, come tanti in patria. Le facce di Venezia sono infinite e le trovate su «The Passenger», mica sul web: sono quelle degli studenti che la frequentano ma senza viverla, o quelle dei veneziani che hanno lanciato - come racconta Vera Mantengoli - una colletta internazionale per avere l'isola di Poveglia in concessione, sottrarla alla speculazione e immaginare un futuro diverso, nuovo.

Fra acque, terre ed eternità

«Venezia è insistente, quasi ridondante, nonostante gli urti, i crolli, le maree», scrive Ginevra Lamberti. Venezia è fragile ed eterna, malinconia e futuribile, è «l'acqua che ha portato i crociati, i mercanti, le reliquie di San Marco», le galee e le spezie, per citare Iosif Brodskij. «Poi però sai che adesso Venezia si muove e viaggia e crea miti e fraintendimenti di miti attraverso i bicchieri da bar con le miniature sul fondo. E così sia - conclude Chiara Valerio -. L'anima di Venezia che ogni cosa è sempre qualcos'altro». Cercate quel qualcos'altro. È nient'altro che la vita, l'eternità.