Titoli

Parigi

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Niente è come sembra in questa città, a cominciare dalle sue dimensioni, ridotte se si guarda solo al nucleo di venti arrondissement, con poco più di due milioni di abitanti, ma seconda in Europa se si considera – come dev’essere – tutta l’Île-de-France. La distanza tra centro e periferia riproduce in scala quella ancor più marcata tra la capitale e il resto del paese, secondo una tradizione di ferreo centralismo. Questa forza centripeta produce quasi un terzo del Pil e crea un quarto dei posti di lavoro della Francia, ma un movimento di direzione opposta sembra respingere i nuovi arrivati, sia francesi che stranieri, relegandoli ai margini, che possono essere quelli geografici e sociali di una banlieue abbandonata, come quelli più sottili di chi vive sì in centro ma viene considerato dai parigini un corpo estraneo, un provinciale. Il riflesso della città delle luci può essere accecante persino per i turisti: lo scontro con la città reale, così diversa da quella amata nei film e nei libri, per alcuni di loro sfocia addirittura nella cosiddetta «sindrome di Parigi». Ma anche le zone d’ombra sembrano allungarsi: gli attacchi terroristici del Bataclan, le manifestazioni dei gilet gialli, le rivolte nelle banlieue, Notre-Dame in fiamme, ondate di caldo record e il coronavirus. Più silenziosamente, un boom immobiliare che sta svuotando la città dei suoi abitanti. Non è solo una serie di eventi sfortunati: sono fenomeni – dalla densità abitativa al cambiamento climatico, dall’immigrazione alle ripercussioni della globalizzazione e della geopolitica – che tutte le metropoli del mondo dovranno affrontare. E a Parigi, oggi, l’aria che tira non è di sconfitta ma di rinnovamento: dalla svolta ambientalista e urbanistica in corso – il sogno di una città fatta di tanti piccoli centri, finalmente collegati tra loro – a una generazione di chef in lotta contro il classismo delle stelle, dai figli di immigrati che scendono in piazza per il diritto di sentirsi francesi alle donne che si strappano di dosso uno stereotipo che l’impero della moda ha creato per loro. C’è qualcuno che pensa sul serio di poter insegnare ai parigini come si fa una rivolta?


Pagine: 192

ISBN: 9788870919868

Prezzo: 19,50 €

Uscita: novembre 2020

Fotografie: Cha Gonzalez (Agenzia Prospekt)

Autori: Tash Aw, Ludivine Bantigny, Bernard Chambaz, Frédéric Ciriez, Thibaut de Ruyter, James McAuley, Tommaso Melilli, Alice Pfeiffer, Blandine Rinkel, Jean-Louis Samba, Samar Yazbek

Collaboratori: Teresa Bellemo, Kaoutar Harchi, Blandine Rinkel

Illustrazioni: Francesca Arena

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Sommario

Architettura

Gli effetti Beaubourg

— Thibaut de Ruyter

La capitale francese è costellata di grandi progetti voluti da presidenti della Repubblica, ma la tradizione statalista nata con il controverso Centre Georges Pompidou ha perso slancio e il testimone è stato raccolto dai grandi gruppi privati. Una lettera d’amore al Beaubourg che è anche un’analisi del rapporto tutto parigino tra pietra e potere.

Protesta

L’avenue della rivolta

— Ludivine Bantigny

Nel 2018 migliaia di persone si sono radunate a Parigi per manifestare contro l’aumento dei prezzi del carburante. Vestiti di giubbotti gialli catarifrangenti, sono discesi sull’«avenue più bella del mondo», gli Champs-Élysées, e per mesi l’hanno messa a ferro e fuoco. Era l’unico modo per farsi ascoltare.

Identità

Fuori dall’ombra: essere francesi e cinesi

— Tash Aw

I francesi di origine cinese a Parigi, una delle più grandi comunità asiatiche d’Europa, si scontrano da sempre con pregiudizi e violenze. Ma oggi una nuova generazione, educata nel culto dell’égalité del sistema scolastico francese, rivendica il proprio posto nella società.

Gastronomia

Contro le stelle

— Tommaso Melilli

Storia sociale e notturna del nuovo bistrot parigino, il fenomeno che ha scompaginato le carte del panorama gastronomico della capitale portando l’alta cucina ai tavoli di un ristorante di quartiere.

Falso mito

La parigina

— Alice Pfeiffer

La donna francese, identificata con la parigina benestante, bianca, eterosessuale, è uno dei maggiori prodotti di esportazione d’oltralpe. Eppure per le strade di Parigi è raro, se non impossibile, incontrarla.

Cultura

La paura di lasciarsi andare

— Samar Yazbek

Per anni la scrittrice aveva sognato di vivere nella ville lumière, ma quando la guerra civile siriana l’ha costretta a trasferircisi si è dovuta scontrare con la città reale e con la paura atavica di perdere il contatto con la sua patria e la sua lingua, l’arabo.

Religione

Uomini che odiano gli ebrei

— James McAuley

L’uccisione di due anziane ebree a Parigi, a un anno di distanza l’una dall’altra, e le polemiche sulle successive indagini hanno infiammato il dibattito francese sulla religione. Siamo davanti allo sviluppo di una nuova forma di antisemitismo di matrice islamica, strumentalizzata da politici e intellettuali conservatori per fomentare l’islamofobia?

Stile

Sapologia/e

— Frédéric Ciriez e Jean-Louis Samba

La Società delle persone eleganti che creano atmosfera (Sape) è un movimento sociale nato nella Repubblica del Congo, i cui membri sono dediti al culto dell’eleganza e si sfidano a colpi di completi griffati e guardaroba impeccabili. Un viaggio alla scoperta delle leggi e dei valori che regolano questo dandysmo nero.

Tradizione

La sindrome di Parigi

— Blandine Rinkel

La capitale francese è notoriamente spietata nei confronti di chi viene da lontano, che si tratti di turisti o degli abitanti di quell’enorme «provincia» che è il mondo fuori dall’Île-de-France. Cronache di un’ex provinciale diventata parigina.

Sport

Una stagione con il Red star

— Bernard Chambaz

Nel cuore del famigerato 93, il dipartimento Seine-Saint-Denis, si allena una squadra antica, dalle radici partigiane e animata da uno spirito antirazzista e antifascista.

Fotografia

Prospekt photo

Le fotografie di questo numero sono state realizzate da Cha Gonzalez, fotoreporter e documentarista. Nata a Parigi, ha passato la sua adolescenza a Beirut, tornando nella capitale francese per studiare fotografia e videomaking all’École nationale supérieure des arts décoratifs. Parte del suo lavoro si concentra sulle feste techno come spazio in cui l’intimità, l’abbandono e la bellezza delle persone diventano visibili in modo crudo ma tenero, attraverso la musica trance e un legame forte tra gli individui. Le sue opere sono state esposte in diverse mostre collettive come «C’est Beyrouth» all’Institut des cultures d’islam di Parigi nel 2019 e la biennale di Clermont-Ferrand «Nicéphore» nel 2020. Le sue foto saranno anche incluse in un libro per il centenario dello stato del Libano. Ha lavorato, tra gli altri, per The Wall Street Journal, Elle, Libération, Le Monde e Causette.